Repair economy: riparare per un futuro più sostenibile

Negli ultimi anni, l’attenzione verso la sostenibilità e la riduzione degli sprechi è aumentata significativamente. La repair economy è emersa come un elemento centrale dell’economia circolare, un modello di produzione e consumo che punta ad estendere il ciclo di vita dei prodotti e a ridurre al minimo l’uso delle risorse.

Il diritto alla riparazione ha una storia lunga e articolata, con importanti sviluppi legislativi negli ultimi decenni. Nel 1975, la legge americana Magnuson-Moss Warranty Act stabiliva le definizioni delle garanzie offerte ai consumatori, cercando di evitare che le aziende si sottraessero ai loro obblighi.

Nel 2012, gli elettori del Massachusetts hanno approvato un’iniziativa per il diritto di riparazione che richiedeva alle case automobilistiche di fornire ai negozi indipendenti le stesse informazioni e strumenti di riparazione forniti ai rivenditori autorizzati. Più recentemente, nel 2020, l’Unione Europea ha incluso il diritto alla riparazione nel suo Green New Deal, con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità e ridurre i rifiuti.

Questa tendenza si oppone all’attitudine consumistica dell’usa e getta, proponendo invece la riparazione come soluzione preferibile per i beni danneggiati o non funzionanti. Con l’adozione del diritto alla riparazione, o Right to Repair (R2R), l’Unione Europea ha fatto un passo avanti nel promuovere la sostenibilità, garantendo ai consumatori il diritto di riparare i propri prodotti.

Che cos’è la repair economy?

La repair economy è un concetto che incoraggia i consumatori a riparare i propri beni piuttosto che sostituirli. Questo approccio mira a prolungare la vita degli oggetti, riducendo così la necessità di nuove risorse per la produzione e minimizzando i rifiuti. La riparazione prolunga l’usabilità degli oggetti e rappresenta un’opportunità per risparmiare denaro e ridurre l’impatto ambientale.

Tuttavia fattori sociali e psicologici spesso ostacolano l’adozione di questo modello su larga scala. La riparazione è talvolta percepita come un segno di impossibilità economica ad acquistare nuovi prodotti, creando un senso di vergogna tra i consumatori. In realtà, riparare un oggetto è un atto di consapevolezza ambientale e lotta allo spreco che andrebbe ostentato orgogliosamente.

I benefici della repair economy

Adottare la repair economy offre numerosi vantaggi, sia a livello individuale che collettivo. Per i consumatori, riparare i propri beni permette di risparmiare denaro riducendo la necessità di acquistare nuovi prodotti. Questo approccio promuove anche una maggiore sensibilità verso la sostenibilità, poiché riduce gli sprechi di risorse necessarie per la produzione di nuovi beni.

Dal punto di vista ambientale, la repair economy contribuisce a diminuire l’inquinamento e l’utilizzo di risorse non rinnovabili. Secondo i dati, la produzione e lo smaltimento dei materiali rappresentano il 45% delle emissioni di CO2. Inoltre la riparazione può incentivare l’innovazione tecnologica e la crescita economica delle imprese che offrono servizi di riparazione, creando nuove opportunità di lavoro e promuovendo una maggiore sostenibilità ambientale.

Il diritto alla riparazione (right to repair, r2r)

La Right to Repair (R2R) è una normativa che obbliga i produttori a progettare dispositivi che possano essere facilmente riparati dai consumatori e a fornire parti di ricambio e istruzioni di riparazione. Questo diritto si riferisce non solo alla garanzia legale, ma anche al periodo successivo alla sua scadenza, garantendo ai consumatori il diritto di riparare i propri prodotti.

Il Parlamento Europeo ha recentemente approvato norme che stabiliscono un periodo di tempo in cui i produttori devono garantire la possibilità di riparare i beni, disincentivando lo spreco e promuovendo un’economia circolare. Queste norme includono l’obbligo per i produttori di fornire servizi di riparazione tempestivi e di mettere a disposizione pezzi di ricambio per i prodotti inclusi nelle categorie elencate dalla direttiva.

Opposizione e preoccupazioni dei produttori

Molti produttori si oppongono al diritto alla riparazione per diverse ragioni. Una delle principali preoccupazioni è la sicurezza, poiché rendere i dispositivi riparabili da chiunque potrebbe portare a incidenti e danni ai consumatori. Inoltre le aziende temono di perdere vantaggi competitivi, poiché la condivisione delle istruzioni di riparazione e delle parti di ricambio potrebbe esporre i segreti industriali ai concorrenti. Nonostante queste preoccupazioni, il movimento per il diritto alla riparazione continua a guadagnare terreno, spinto dalla crescente consapevolezza ambientale e dalla domanda dei consumatori per prodotti più sostenibili.

Normative europee sul diritto alla riparazione

L’Unione Europea ha adottato diverse normative per promuovere la repair economy e garantire il diritto alla riparazione. Queste norme obbligano i produttori a offrire servizi di riparazione tempestivi, a fornire informazioni sul diritto alla riparazione e a mettere a disposizione pezzi di ricambio per un certo periodo dopo l’acquisto del prodotto. Le normative vietano anche l’uso di elementi non smontabili nei prodotti, che renderebbero impossibile la riparazione. I produttori sono tenuti ad offrire prodotti ricondizionati quando la riparazione non è possibile, garantendo così una seconda vita ai beni danneggiati.

Iniziative e incentivi per la riparazione in Europa

In Europa, vari paesi hanno adottato incentivi per promuovere la repair economy e ridurre i costi delle riparazioni. La Svezia, ad esempio, offre una detrazione fiscale del 50% sui costi di manodopera per le riparazioni, mentre l’Austria rimborsa il 50% dei costi di manodopera per riparazioni fino a un massimo di 600 euro all’anno. Questi incentivi mirano a rendere la riparazione più accessibile e conveniente per i consumatori, incoraggiandoli a scegliere la riparazione piuttosto che la sostituzione.

Iniziative come i repair voucher offrono sconti e incentivi finanziari per le riparazioni, contribuendo a rafforzare la consapevolezza del consumo sostenibile e a promuovere un uso prolungato dei prodotti. Un’analisi pubblicata sul sito Right to Repair Europe descrive in dettaglio i vari sistemi di incentivi alla riparazione attualmente disponibili, tra cui fondi e voucher, e mette in evidenza l’accoglienza entusiastica che questi programmi hanno ricevuto dai consumatori in tutta Europa.

Esempi pratici di economia della riparazione

La repair economy si sta sviluppando in diversi settori, offrendo esempi pratici di come la riparazione possa diventare una pratica diffusa. Nel settore dell’abbigliamento alcune aziende offrono servizi di riparazione gratuiti per i propri capi, altre invece, come Uniqlo, ricicanoindumenti usati, promuovendo un sistema di abbigliamento circolare.

Nel settore tecnologico, la crescente tendenza all’acquisto di prodotti ricondizionati dimostra come la riparazione e il riutilizzo possano essere applicati anche ai dispositivi elettronici. Siti come https://www.crel.it/ permettono di cercare i ricambi per i propri elettrodomestici, grazie ad un motore di ricerca interno. Piattaforme come Back Market offrono smartphone, tablet e computer ricondizionati, coperti da garanzie e venduti a prezzi competitivi. Questi esempi dimostrano come la repair economy possa essere applicata in vari settori, contribuendo a ridurre gli sprechi e a promuovere la sostenibilità.

Movimenti di sostegno alla repair economy

Il movimento per il diritto alla riparazione è supportato da diverse organizzazioni e comunità che promuovono la riparabilità dei prodotti e combattono l’obsolescenza programmata. iFixit, ad esempio, è un movimento californiano che offre manuali di riparazione gratuiti per una vasta gamma di dispositivi, permettendo a chiunque di imparare a riparare i propri oggetti. The Repair Association rappresenta tecnici indipendenti, organizzazioni ambientaliste e appassionati di fai-da-te, promuovendo il diritto alla riparazione e il riutilizzo dei prodotti tecnologici. In Europa, Repair.eu è una comunità di sostenitori che difende il diritto alla riparazione e rappresenta gruppi di riparazione, attori dell’economia sociale e cittadini impegnati.

La situazione italiana e i repair café

In Italia, il diritto alla riparazione è garantito entro due anni dalla consegna del bene, con la possibilità di richiedere la riparazione o la sostituzione del prodotto difettoso. Dopo la scadenza della garanzia legale, tuttavia, la riparazione non è sempre incentivata. Per colmare questa lacuna, iniziative come i Repair Café offrono servizi di riparazione gratuiti per una vasta gamma di oggetti.

Questi spazi, nati nei Paesi Bassi e diffusi anche in Italia, riuniscono volontari e appassionati di bricolage che mettono a disposizione le loro competenze per riparare dispositivi elettronici, elettrodomestici e altri oggetti. I Repair Café promuovono anche corsi di riciclo e riuso creativo, contribuendo a diffondere una cultura della riparazione e del consumo sostenibile.